LA TOSSICITÀ DELLA PROTEINA SPIKE: COSA DICE LA SCIENZA

La pandemia di COVID-19 ha messo sotto i riflettori la proteina spike (S), una componente essenziale del virus SARS-CoV-2. Questa glicoproteina non solo permette al virus di entrare nelle cellule umane attraverso il recettore ACE2, ma gioca anche un ruolo cruciale nella patogenesi della malattia. Negli ultimi anni, un crescente corpo di letteratura ha esaminato i potenziali effetti tossici della proteina spike stessa, indipendentemente dal virus.

Di seguito, esploriamo le evidenze scientifiche che dimostrano come la proteina spike possa contribuire a diverse disfunzioni cellulari e infiammatorie, e cosa questo potrebbe significare per il trattamento di COVID-19 e le sue complicanze a lungo termine.


1. La Proteina Spike e la Neuroinfiammazione

Diversi studi hanno dimostrato che la proteina spike può attraversare la barriera emato-encefalica (Rhea et al., 2021) e indurre neuroinfiammazione. Questa infiammazione potrebbe spiegare i sintomi neurologici osservati nei pazienti con COVID-19 e Long COVID, come la “nebbia mentale”, il mal di testa persistente e i deficit cognitivi.

Uno studio di Nuovo et al. (2021) ha rilevato che la proteina spike è in gioco nell’espressione di mediatori proinfiammatori (come IL-6 e caspase-3) nei cervelli di pazienti deceduti per COVID-19, suggerendo che potrebbe essere sufficiente a indurre una risposta infiammatoria indipendentemente dalla presenza del virus.


2. Effetti Sul Sistema Cardiovascolare

La proteina spike interagisce direttamente con i recettori ACE2, che sono abbondanti nelle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni. Questa interazione può causare disfunzione endoteliale, un precursore di malattie cardiovascolari. Uno studio condotto da Lei et al. (2021) ha mostrato che la proteina spike da sola può indurre danno endoteliale e alterare la funzione mitocondriale.

Inoltre, Gupta et al. (2021) hanno riportato che la spike contribuisce alla formazione di trombi, poiché può innescare la coagulazione attraverso meccanismi proinfiammatori e disfunzioni endoteliali.


3. Impatto Sul Sistema Immunitario

La proteina spike è anche in grado di stimolare eccessivamente il sistema immunitario. Uno studio condotto da Frank et al. (2022) ha rilevato che la subunità S1 della proteina spike può indurre un priming delle cellule microgliali nel cervello, sensibilizzandole a futuri stimoli infiammatori. Questo effetto è stato associato a una riduzione dei livelli di corticosterone nel cervello, il che potrebbe favorire una risposta infiammatoria prolungata.


4. Persistenza della Proteina Spike e Long COVID

Una delle scoperte più preoccupanti riguarda la persistenza della proteina spike nell’organismo. Swank et al. (2023) hanno rilevato che la proteina spike può rimanere in circolazione fino a 12 mesi dopo l’infezione nei pazienti con Long COVID. La sua presenza è stata correlata a sintomi come affaticamento cronico, nebbia mentale e disturbi neurologici.

Analogamente, Cheung et al. (2022) hanno individuato la proteina spike in diversi organi (incluso il cervello) fino a sei mesi dopo l’infezione, suggerendo che potrebbe agire come un antigene persistente, stimolando una risposta infiammatoria cronica.


5. Considerazioni Per La Sicurezza Vaccinale

Molti vaccini COVID-19 si basano sull’induzione della produzione della proteina spike per stimolare una risposta immunitaria. Questo solleva domande sull’eventuale tossicità della spike prodotta in seguito alla vaccinazione. E’ importante monitorare attentamente gli effetti a lungo termine, specialmente nei soggetti vulnerabili.


Conclusioni

La proteina spike non è solo un elemento chiave per l’infezione da SARS-CoV-2, ma può anche contribuire a molte delle complicanze associate a COVID-19, incluso il Long COVID. La sua capacità di indurre disfunzioni endoteliali, neuroinfiammazione e alterazioni immunitarie sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per comprendere appieno il suo ruolo nella patogenesi della malattia.

La conoscenza crescente della tossicità della spike offre nuove opportunità per lo sviluppo di test di laboratorio, di terapie o protocolli mirati a ridurre la sua persistenza nell’organismo.


BIBLIOGRAFIA

  1. Rhea EM et al. (2021). The S1 protein of SARS-CoV-2 crosses the blood-brain barrier in mice. Nature Neuroscience.
  2. Nuovo GJ et al. (2021). Endothelial cell damage is the central part of COVID-19 pathogenesis. Scientific Reports.
  3. Lei Y et al. (2021). SARS-CoV-2 spike protein impairs endothelial function. Circulation Research.
  4. Frank MG et al. (2022). SARS-CoV-2 S1 primes neuroinflammatory processes in Long COVID. Brain, Behavior, and Immunity.
  5. Swank Z et al. (2023). Spike protein persistence in Long COVID. Cell Reports.
  6. Ogata AF et al. (2022). Circulating spike protein dynamics post-vaccination. Clinical Infectious Diseases.
  7. Cheung CC et al. (2022). Persistence of SARS-CoV-2 antigens in tissues. JAMA Pathology.

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